06/06/09

Non metteteli sul giornale

Pubblicare i risultati delle gare dei Campionati giovanili è spesso una manovra di marketing per vendere più copie, ma gli esperti sono concordi: “Certe cose fanno bene ai genitori, non ai ragazzi”.

“Guarda, la squadra di mio figlio ha vinto 3 a 0 e lui ha fatto due gol!”. “Complimenti, ma anche il mio ne ha segnati altrettanti, nella vittoria della sua squadra per 2-0, e, anzi, i suoi sono stati gli unici della partita!”. Piccole cose di pessimo gusto, avrebbe commentato Guido Gozzano. Piccole cose, ma purtroppo reali, perchè alla base della pubblicazione dei risultati dei Campionati giovanili, compresi quelli dei più piccoli, c'è spesso la “fame” dei genitori di vedere i propri figli diventare dei campioni.

Una tesi confermata dal professor Lorenzo Varnavà, psicologo e psicoterapeuta da anni nel mondo del calcio: “Ho lavorato con allenatori come Mazzarri, Novellino e Mancini nella Sampdoria, al Torino e all'Inter, mi occupo di comunicazione non verbale ed ora sto lavorando con il settore giovanile della Nervianese (Milano) al progetto “Uomini domani”. Il punto è che la notizia dei risultati dei campionati giovanili viene data per i genitori che acquistano la rivista, perchè l'obiettivo è suscitare interesse a qualsiasi costo. Purtroppo, però, non sempre gli obiettivi dei giornali corrispondono a modelli educativi, come ci insegna la cronaca nera. E questo è negativo perchè la responsabilità dell'educazione è dell'educatore e chiunque fa comunicazione ha una funzione educante. Accanto a questo problema si pone poi spesso il processo di identificazione dei genitori sul risultato agonistico dei figli - “gli voglio bene, perchè va bene, perchè è bravo” - con risultati deleteri sui figli stessi, nei quali possono insorgere ansie ed altri problemi. Il mio punto di vista è che ogni comunicazione che si riferisce a minori dovrebbe essere tutelante dei minori, per cui i giornali dovrebbero imparare a gestire le notizie in modo educante, non riportando magari solo il risultato sportivo nudo e crudo, ma anche gli abbracci dei genitori. Sono d'accordo che ci sia un contatto con la realtà, ma non sono d'accordo che il senso agonistico subentri a certi livelli entro i 12 anni di vita. Riportare poi solo il risultato di una partita è spersonalizzante, è una comunicazione digitale, fredda, mentre invece bisognerebbe riportare a corredo un articolo che desse un'immagine completa dell'evento”.Poi un commento sui risultati troppo larghi di alcune partite. “La vittoria 40-0 riportata l'anno scorso sul sito dell'Inter? Il segnale educativo che dovrebbe passare è quello di fermarsi, di non infierire, ma deve essere l'educatore a fornirlo”.

Opinioni condivise anche dal dottor Vincenzo Prunelli, psicologo dello sport, neuropsichiatra e psicanalista, con esperienze sul campo con il Torino nel calcio e con la Robe di Kappa Torino nella pallacanestro: “La pubblicazione dei risultati delle partite dei campionati giovanili viene fatta per i genitori, così come i paragoni dei bambini e dei ragazzi con chissà chi. Il bambino non ha alcun interesse di diventare un fenomeno, gli può piacere sognare di diventare famoso, come anche a noi adulti del resto, ma il bambino si diverte e basta. Certi atteggiamenti sono una manipolazione scopertissima dei bambini. Senza contare che poi, una volta cresciuto, il bambino diventato giovane e che ha preso contatto con la realtà, vedendo il proprio genitore insistere in certi atteggiamenti, perde stima nel genitore, che ai suoi occhi diventa patetico. Non dimentichiamo un aspetto di base fondamentale e cioè che la nostra sicurezza si acquisisce quando siamo messi di fronte a cose possibili. Se chiedi 80 a chi vale 80, lui ti darà 80, ma se gli chiedi 100, ti darà 60, perchè per arrivare a dare il suo massimo avrà bisogno di sicurezza, che si trova quando ci si sente rispettati e sistemati, non quando non ci si sente all'altezza”.

Da qui la posizione del dr. Prunelli sulla pubblicazione dei risultati dei Campionati giovanili: “Sono contrario alla pubblicazione dei risultati, piuttosto bisognerebbe che ci fosse un equilibrio di forze in campo. Chiunque deve dare il meglio, ma poi non deve essere esaltato. Le vittorie troppo larghe? Sono un ex giocatore e mi sono divertito fino alla Promozione. Per me l'avversario si umilia ancora di più se si ha un atteggiamento di pietà nei suoi confronti, piuttosto bisognerebbe giocarsela sempre al massimo. Il 40-0 dei ragazzini dell'Inter? Credo che quel giorno non si siano divertiti nemmeno loro che hanno vinto. Vincere sempre e, naturalmente, anche perdere sempre, è un piacere relativo, il gusto sta nel giocarsela al massimo. In sintesi, ritengo che ci debba essere sempre una misura, senza esasperazione, ma senza nemmeno frustrare l'agonismo, perchè quello dei bambini non è vincere a tutti i costi, è un'altra cosa”.

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